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Mario Paciolla, l’ex fidanzata: «Nelle ultime telefonate piangeva, temeva di essere intercettato e pedinato»

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Il cooperante italiano dell’Onu è stato trovato morto in Colombia lo scorso 15 luglio. L’ex fidanzata è una delle testimoni chiave delle indagini sulla sua morte

Mario Paciolla era convinto di essere sotto inchiesta, spiato e pedinato. «Era preoccupato in maniera ossessiva» e per questo aveva deciso di tornare a Napoli. Nell’indagine sulla morte del cooperante italiano trovato il 15 luglio scorso nel suo appartamento a San Vincente di Caguan, in Colombia, dove lavorava per le Nazioni Unite, c’è una testimone chiave. Si chiama Ilaria Izzo, ha 31 anni, è stata la sua fidanzata per nove anni e ha parlato con lui poche ore prima che fosse trovato impiccato e con i polsi tagliati. Anche lei è in Colombia per l’Onu ed è stata interrogata il 1 agosto scorso dal magistrato della Fiscalia in videoconferenza con gli avvocati e con l’ambasciatore a Bogotà Gherardo Amaduzzi. Il dossier trasmesso per via diplomatica agli inquirenti italiani ricostruisce quanto accaduto in queste settimane, dà conto delle riunioni convocate proprio per accertare cosa sia successo a Mario e contiene il racconto di chi condivideva con lui vita e lavoro. Dopo essere stata avvertita della scoperta del corpo la donna è stata ricoverata in ospedale a Calì, dove l’hanno raggiunta i familiari. «Ha tentato il suicidio», hanno detto le autorità colombiane mentre lei ha spiegato di essere rimasta traumatizzata e in stato di shock.

 

L’indagine interna

Il racconto della ragazza è contenuto nella relazione di servizio. «Ilaria Izzo ha comunicato di conoscere Paciolla dal 2007 e di aver avuto con lui una relazione sentimentale durata nove anni, conclusa nel settembre 2019. Nonostante la rottura i due hanno mantenuto contatti costanti fino a poche ore prima del decesso. Izzo ha riferito di aver parlato molte volte con Paciolla, soprattutto negli ultimi giorni, quando sarebbe diventata «l’unica persona di cui si fidava». Ha sottolineato che le sue condizioni psicologiche sono andate progressivamente peggiorando e nei cinque giorni precedenti il decesso, a suo dire anche a seguito di timori per le conseguenze di una presunta e non meglio precisata indagine interna alle Nazioni Unite, di cui Paciolla credeva di essere oggetto. Riferisce che le sue preoccupazioni sarebbero diventate «ossessive», avendole confidato la convinzione di essere continuamente spiato e oggetto di intercettazioni e controlli menzionando anche la Cia. Izzo ha inoltre comunicato che Paciolla, probabilmente in relazione a qualcosa di cui era stato testimone, le avrebbe riferito di aver perso la fiducia in due colleghi della missione i cui nominativi sono a conoscenza della Fiscalia e sono tra i dipendenti della missione per i quali le Nazioni Unite hanno già concesso la rinuncia all’immunità diplomatica.

 

Le telefonate

La donna spiega che «i familiari di Paciolla avrebbero avuto continui contatti con il proprio congiunto nei giorni precedenti il decesso». E aggiunge di essere stata anche lei «contattata telefonicamente dalla madre (di Paciolla,ndr) , fortemente preoccupata per lo stato psicologico del figlio». Ilaria Izzo ha riferito agli investigatori di essere stata anche a conoscenza dei programmi di Paciolla relativamente al rientro in Italia. Anzi, proprio su quest’argomento si sarebbero raggiunti toni drammatici durante una delle ultime telefonate tra i due giovani. Secondo la relazione la donna «ha dichiarato di essere a conoscenza del fatto che il Paciolla aveva utilizzato la sua carta di credito per acquistare, la mattina del 14.07.2020, due biglietti per l’Italia, per se stesso e per la Izzo (senza averla interpellata), evidenziando come lei lo abbia subito informato di non aver alcuna intenzione di lasciare la Colombia. Notizia, questa, che ha contribuito ulteriormente ad alterare lo stato emotivo dell’uomo».

 

Le ultime telefonate

Secondo quanto è scritto nella relazione, «la Izzo ha dichiarato di essere stata a lungo al telefono con il Paciolla il 14 luglio e che le conversazioni di quel giorno sono state particolarmente agitate con continue crisi di pianto e urla da parte del connazionale che a un certo punto avrebbe anche detto di “non voler più vivere”. Stante alla Izzo, nell’ultima chiamata intercorsa tra i due, tra le 23.00 e le 23.20, le sarebbe apparso più calmo». Le avrebbe confessato che lei era stata «la donna della sua vita» e poi «l’avrebbe supplicata di lasciare la Colombia e utilizzare il biglietto aereo che lui le aveva comprato».

 

L’ultimo colloquio tra Ilaria Izzo e Mario Paciolla si sarebbe quindi concluso con questa preghiera dell’uomo, ma senza che lui le rivelasse i motivi dei propri timori, dell’improvvisa sfiducia nei due colleghi, e della sua fretta di partire. E la mattina successiva Mario era già morto. «La Izzo ha dichiarato di aver inutilmente chiamato il Paciolla, di aver ricevuto alle 10.10, dalla coordinatrice della missione Onu di San Vicente, la notizia del ritrovamento del corpo senza vita del connazionale e di aver subito un forte shock nervoso che ha determinato il suo ricovero presso una clinica di Cali».

di Fulvio Bufi e Fiorenza Sarzanini

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